Prefazione

Agli inizi degli anni '70, pochi anni dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II, il Rinnovamento della Catechesi (Il documento dei Vescovi italiani, chiamato comunemente Documento Base) riempì di entusiasmo, per non dire di sacro ardore, tutti coloro che nelle parrocchie e nelle diocesi, impegnati tra i bambini e i ragazzi avviati ai sacramenti, ritenevano di avere finalmente in mano lo strumento per superare un catechismo nozionistico, fatto di domande e risposte, ormai decisamente inadeguato e ostico, sia per i catechisti, sia per i destinatari del loro lavoro. Per una combinazione fortuita di circostanze, o per un benevolo dono della Provvidenza, mi sono trovato dentro a questa avventura, insieme agli "inventori" dell'Azione Cattolica dei Ragazzi, e ho avuto la possibilità di girare l'Italia, sperimentando in diretta le dure resistenze al rinnovamento, ma anche l'entusiasmo e la generosità di chi voleva fare ciò che fa Dio: cose nuove (Cfr. Is 48,6). Negli '70 e '90, questo lavorio intenso, nelle associazioni soprattutto ,ma anche in tante comunità parrocchiali, ha formato tanti uomini e donne con la passione per la giustizia, per la pace, per la solidarietà, molto attivi nella Chiesa e anche nella società. Poi l'entusiasmo è venuto via via diminuendo, forse perché ci si dimenticati che il rinnovamento non è un traguardo, ma un continuo camminare verso, e che tutti i metodi invecchiano, se non seguono e servono le persone, soprattutto i ragazzi, che sono sempre nuovi. Anche l'A.C.R., declassata spesso da esperienza associativa a catechismo un po' più agitato, ha diminuito la sua azione stimolatrice. Così ciò che era nuovo e originale è finito per tornare abitudinario e scontato, e la situazione della catechesi per l'Iniziazione Cristiana è tornata a essere fortemente problematica, per la generale consapevolezza che anni di catechesi non riescono quasi mai a raggiungere l'obiettivo desiderato: un avvio consapevole e convinto dei ragazzi alla fede in Gesù Cristo, vissuta nella Chiesa. L'attività pastorale della catechesi impegna tantissimo le parrocchie italiane in ricerca e accompagnamento del personale catechistico e in sistemazione di locali, con spese notevoli per la strumentazione didattica; non è possibile accettare passivamente che non produca risultati positivi. E' vero! Non esistono strumenti per misurare la fede come disposizione interiore, ma le sue manifestazioni esterne (la partecipazione alla vita della Chiesa e i comportamenti sociali) possono essere rilevate. E queste dicono con chiarezza che, terminati gli anni di catechesi, in genere con la Cresima, in qualsiasi età essa venga concessa (11, 12, 14, 16 anni…, ormai in Italia si procede a macchia di leopardo!) tra i ragazzi e gli adolescenti si verifica un abbandono massiccio della pratica religiosa. Ben più preoccupante, poi, è la constatazione che i ragazzi e gli adolescenti, usciti dal catechismo - ma spesso anche mentre lo frequentano -, non dimostrano alcuna resistenza a comportamenti negativi (alcool, droga, bullismo, sessualità banalizzata…), che la cronaca sta rilevando in modo allarmato, mentre un'adesione ai valori del vangelo dovrebbe contrastare.
I tentativi di rispondere a questa situazione non sono mancati e non mancano. Sono i più svariati, e possono essere riassunti schematicamente e forse un po' troppo sbrigativamente così. Alcuni, arruffati e pasticciati, prendono un po' qua e po' un là, senza orientamenti precisi, con schede e fotocopie, ricavate acriticamente da testi anche di diversa impostazione, e, sempre più spesso, da internet. Altri sono studiati e strutturati su linee e impostazioni precise, ma, secondo me, più preoccupati di creare una catechesi teoricamente bene attrezzata, che di rispondere alle domande, ai problemi, alle esigenze dei bambini e dei ragazzi. Non mancano poi, purtroppo, i nostalgici, che si illudono di risolvere il problema, tornando alla sana catechesi di una volta, con lezioni scolastiche, formule da imparare a memoria: "almeno qualcosa gli rimane sulla testa, sennò questi ragazzi non sanno più nemmeno l'Ave Maria e il Credo", e anche - sembra impossibile, ma è così - con tanto di interrogazioni.
In questo laboratorio, comunque molto volenteroso e dinamico, arriva Con due colori, di Giovanni Varagona. E' una proposta nuova, perché parte da una base seria e documentata: la teoria della Gestalt, in grado di fornire un metodo di lavoro nel quale l'attenzione alla persona nella sua integrità non sia solo un'intenzione, ma diventi realmente una prassi. Questo modello costringe a un lavoro capace di ascoltare le emozioni, valorizzando la corporeità per contattare la profondità di se stessi e per creare relazioni importanti tra i bambini, e tra bambini e catechisti. Nel contempo, offre il modello per un progetto di catechesi che sia un percorso completo e curato, e non una giustapposizione di intuizioni o lezioni. Con due colori sviluppa la sua scelta in maniera ordinata e conseguente, coinvolgendo tutto l'ambito della catechesi: la programmazione, la preparazione dei catechisti, l'ambiente fisico che accoglie il gruppo, la disposizione dei partecipanti, il coinvolgimento dei genitori; le modalità di comunicazione, la verifica.
E' una proposta nuova che sicuramente produrrà effetti benefici e stimolanti. Spaventerà santamente, forse riuscendo a scrollarli, coloro che, ignari dell'ammonimento biblico: "Non dire: "Come mai i tempi antichi erano migliori del presente?", perché una domanda simile non è ispirata a saggezza" (Qo 7,10), si illudono di rispondere alle esigenze del presente con il passato. Offrirà uno strumento serio di confronto e di miglioramento a coloro che, intelligentemente e responsabilmente, cercano strade nuove. Sarà un'avventura per coloro che decideranno di farla propria e di seguirla. Per tutti sarà uno scossone a non arrendersi alle difficoltà, ma a prendere sul serio l'educazione alla fede dei bambini e dei ragazzi.

Tonino Lasconi, Parroco giornalista scrittore